- 16 Aprile, 2014
- Postato da: MisterMedia
- Categoria: MEDIA TRAINING

Durante i periodi di campagna elettorale è molto facile vedere chiamati in causa riferimenti a drammi umanitari, soprattutto in occasione di anniversari e commemorazioni. Analizzare le strategie di media training in rapporto a questo argomento può essere utile per evitare “scivoloni” anche molto gravi.
Quando si parla di una tragedia umanitaria è fondamentale non scadere nella retorica, soprattutto in un contesto delicato come quello di campagna elettorale, e comprendere a fondo la natura dell’avvenimento e il modo in cui viene percepito dall’utenza.
Vediamo insieme cosa evitare e perché.
- Il silenzio social: come abbiamo avuto modo di ricordare già in passato, il silenzio social, totale o parziale che sia, è una scelta di comunicazione ben precisa. Se il ricordo è ancora vivo e se gli effetti incidono nel presente della collettività – come nel caso del terremoto in Abruzzo – il silenzio social è una scelta di media training poco vantaggiosa, dal momento che può essere avvertito come una mancanza di idee e di contenuti utili a risolvere una situazione.
Osservando i profili social di Renzi è possibile riscontrare una mancanza totale di riferimenti al quinto anniversario del terremoto in Abruzzo.
Questa impostazione di media training tiene poco conto di una caratteristica molto importante che contraddistingue le piattaforme di networking, ossia la capacità di “rilanciare” notizie, magari non recentissime, per dare spazio a nuovi contenuti e a nuovi spunti di soluzione per i singoli problemi.
Un’ulteriore considerazione di media training è legata al livello di ufficialità dei profili.
Un soggetto che ricopre una carica politica come la Presidenza del Consiglio non può non fare almeno un riferimento sui propri social a una tragedia ancora viva nel ricordo della collettività non solo per via delle vittime, ma anche per i numerosi problemi di natura finanziaria e sociale che attendono una risoluzione.
La memoria culturale: alcune tragedie, come ad esempio la Shoah, sono così profondamente radicate nella memoria culturale di un gruppo di individui che è facile arrivare identificarsi e riconoscersi in esse. Si tratta di avvenimenti che devono essere trattati tenendo conto del significato culturale che ancora hanno per tantissime persone.
In questi casi il media training efficace prevede di evitare trattazioni parodistiche come quella messa in campo da Beppe Grillo in uno dei suoi ultimi post, in cui viene “rielaborato” il contenuto della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi.
Parlare di tragedie umanitarie considerate topoi culturali, stravolgendo alcuni contenuti che fanno parte della loro caratterizzazione, può essere un passo dannoso in un percorso di media training di qualità, anche se l’intenzione, come nel caso di Grillo, è quella di provocare e invitare a riflettere sulla gravità di alcuni temi caldi di attualità.